Dalle tradizionali strategie del “marketing dello scaffale” che determina la disposizione dei prodotti fino al sistema di notifiche push che arrivano direttamente sul nostro smartphone quando ci troviamo nelle vicinanze di un punto vendita: vediamo come il marketing ci fa riempire il carrello in modo quasi naturale al supermercato.
1. Una notifica dal supermercato | Il marketing al supermercato
Il marketing ti guida non solo all’interno del supermercato, ma fin da prima di entrarci.
Come?
Geolocalizzandoti.
Una nuova frontiera per la GDO è rappresentata infatti dai sistemi di geo-localizzazione per raggiungere direttamente i clienti che si trovano nei pressi di quel determinato punto vendita: basta trovarsi nelle vicinanze del supermercato per ricevere sul proprio smartphone una notifica push che avverte di nuove promozioni, invitando così i potenziali consumatori ad entrare.
Le notifiche push permettono di condividere con gli utenti contenuti estremamente personalizzati e consentono di intercettare i clienti nel luogo più opportuno e in real time.
Questo tipo di comunicazione personalizzata, geo-localizzata e in real time è vantaggiosa non solo per la GDO ma anche per i singoli brand, dal momento che questa strategia di marketing può essere attivata anche quando il cliente si trova già all’interno del supermercato, mentre si aggira tra le corsie, portando la sua attenzione tramite le notifiche push su particolari promozioni o sui prodotti di singoli brand man mano che si avvicina ad essi.
2. Il prezzo civetta | Il marketing al supermercato
Un’altra tecnica, molto più tradizionale, con cui il marketing ti porta al supermercato è rappresentata dal prezzo civetta.
Questa strategia consiste nel promuovere un prodotto di marca, vendendolo a un prezzo notevolmente basso, addirittura sottocosto, che fa da esca per portare i consumatori all’interno del punto vendita. Questo tipo di promozioni infatti ti raggiungono direttamente a casa, tramite i tipici volantini del supermercato, che trovi nella buca delle lettere.
La finalità infatti non è tanto quella di aumentare le vendite del prodotto in promozione, ma di attrarre i clienti e favorire così l’acquisto di altri prodotti, una volta all’interno del supermercato.
3. L’accoppiata vincente | Il marketing al supermercato
Perché il reparto della pasta è sempre vicino a quello dei condimenti e le bevande si trovano spesso addirittura nella stessa corsia di patatine e snacks vari?
Nella maggior parte dei casi i prodotti complementari sono collocati vicini per fare in modo che l’associazione tra i due prodotti sia immediata e dunque aumentino le probabilità di acquisto.
Se ci pensi, è la stessa tecnica utilizzata anche da Amazon nella sezione “Chi ha acquistato questo articolo ha acquistato anche…” che spesso ti suggerisce prodotti complementari a quello che stai visualizzando.
Altre volte viene riproposta tra gli scaffali la logica di uso quotidiano dei prodotti per facilitare il processo di acquisto. Per questo le categorie simili si trovano spesso collocate nello stesso reparto: ad esempio i saponi si trovano vicino alle creme, ai bagnoschiuma e agli spazzolini.
4. Il marketing “dello scaffale“
Ti sei mai chiesto che cosa determina la posizione dei prodotti sugli scaffali?
Scopriamolo insieme.
Innanzitutto, è bene sapere che nulla è lasciato al caso: le ricerche di mercato, combinate con le tecniche di neuromarketing, sono preziose per comprendere il comportamento dei consumatori e di conseguenza per determinare quale sia la collocazione dei prodotti più funzionale, materia di cui nello specifico si occupa lo shelf marketing, il marketing “dello scaffale”.
A portata di occhi
Alcune ricerche condotte sui consumatori dimostrano che i prodotti esposti al livello degli occhi hanno una probabilità nettamente superiore di essere acquistati rispetto a quelli esposti al livello dei piedi, dal momento che è più facile vederli e prenderli senza fatica, mettendoli nel carrello con nonchalance.
Per questo motivo, sono posti sugli scaffali più bassi quei prodotti ultra-pubblicizzati che i bambini rivedono al supermercato e chiedono fino allo sfinimento ai genitori, influenzando le loro abitudini d’acquisto.
L’altezza a prova di bimbo fa sì che i piccoli consumatori possano vedere più facilmente questi prodotti e magari afferrarli direttamente per infilarli nel carrello.
Il “livello-occhi” è quindi una posizione molto ambita e sono i brand con il potere d’acquisto maggiore che riescono ad accaparrarsi tale spazio a discapito di altri.
5. Che materiale POP!
Nel marketing quando ci riferiamo al POP, non parliamo di musica, ma dell’acronimo di “Point Of Purchase” (punto di acquisto).
Il materiale POP è infatti uno strumento di comunicazione in-store utilissimo per i brand che vogliono catturare l’attenzione all’interno del supermercato, un luogo in cui il consumatore è tipicamente bombardato da stimoli.
Perché il materiale POP è efficace?
- I costi di allestimento sono bassi e questo permette di ottenere dei ritorni sull’investimento di gran lunga superiori rispetto alle spese sostenute;
- Se collocato nella giusta posizione, colpisce il consumatore proprio nel cosiddetto “moment of truth”, ovvero il momento in cui è sul punto di decidere se acquistare o meno qualcosa davanti allo scaffale;
- Genera un forte impatto visivo, che agisce sull’acquisto d’impulso.
In particolare ecco le principali tipologie di materiale POP in cui puoi imbatterti mentre fai la spesa:
- Crowner: si tratta di cartonati che incorniciano il prodotto e lo comunicano attraverso la loro stessa struttura.
Il termine deriva dall’inglese crown che significa corona, in quanto questo tipo di materiale viene posto ad una certa altezza in modo che possa essere visibile anche a distanza; - Totem: solitamente non contengono un prodotto ma materiale informativo;
- Isole: consistono in veri e propri allestimenti scenografici che rappresentano la marca;
- Roll-up: sono dei banner posizionati direttamente a terra e avvolgibili.
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